Seminario su Reinhold Schneider con p. Jacques Servais da 19 al 24 dicembre
Schneider, con la sua opera, porta il lettore all'anno 1294. Con uno sguardo rivolto a Celestino V e Bonifacio VIII, affronta «la problematica del potere tra Chiesa e mondo, Papa e Impero». E questa è radicata più profondamente di quanto sia visibile all'esterno, tanto che guardarne le radici diventa quasi insopportabile perché si trova «nella dialettica del potere nel più intimo distretto della storia: nella santa Chiesa».
«La colpa lavora. Sentite il suo ticchettio? È il tarlo del potere». Pietro da Morrone (Celestino V) riconosce nella preghiera la disperata condizione della Chiesa e, senza sapere cosa sta facendo, offre se stesso: «Prendimi, Signore!». Ma «dove crollano tutti i pilastri dell'ordine, che può fare il giusto?"». Così il devoto eremita, elevato al papato, si trova coinvolto nella trama del potere interno alla Chiesa, rappresentato da Benedetto Gaetani (Bonifacio VIII) e dai vertici della Chiesa, e del potere del mondo, rappresentato dagli imperatori e re in lotta nell'Europa di allora.
Da una parte il contemplativo, dall'altra i potenti sovrani. Qui il Santo in fuga dal mondo, là il sovrano, rappresentato in modo più marcato da Bonifacio VIII, divorato dall'avidità del potere. Sembra la pura dialettica di due poli inconciliabili. Ma sorge la domanda: «Non è forse possibile ospitare entrambi in un unico cuore: il potere e la croce, la configurazione del mondo e il suo superamento»?
La domanda implacabile di Reinhold Schneider sulla possibilità dell'esistenza cristiana in questo mondo non può essere ignorata, oggi meno che mai. (Hans Urs von Balthasar)
Bình luận