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44. Opere di misericordia

(Ri)leggere le Lettere di sant'Ignazio



Nell’istruzione da impartire a quanti fanno gli Esercizi della prima Settimana, Ignazio menziona le «opere di misericordia» (Ej 18). Fra le sette opere di misericordia spirituale, la Chiesa include il «consolare gli afflitti» e il «perdonare le offese». A queste fa riferimento nella lettera che egli scrive alla moglie di Ottavio Farnese, nipote di Paolo III, la quale ha sostenuto l’apertura della casa Santa Marta a Roma che accoglie le donne pentite. L’amicizia che si è stabilita fra lei e il santo, diventato suo confessore, gli consente di fare sua la richiesta di riabilitazione di un padre domenicano che è venuto meno ai suoi obblighi ma che ha fatto nel frattempo penitenza per il suo delitto. Va anche ricordato che negli Esercizi egli, non solo invita a pregare sulla quinta beatitudine (Ej 278), ma a fare un «colloquio di misericordia» (Ej 61), ricordando come Cristo «ha sempre avuto di me tanta pietà e misericordia» (Ej 71) e come al dono della misericordia, venuto «dall’alto» (Ej 237), devo rispondere «con opere più che con parole» (Ej 230).




A Margarita di Austria

13 agosto 1543

Essendo Maestro Pietro Codacio, canonico di Milano, colui che ha la piena direzione di noi e della nuova casa delle peccatrici e va alla corte per qualunque necessità che sorge in questa casa e della loro compagnia, per ottenere la risoluzione o tutta la documentazione per la loro bolla, in questa occasione favorevole un Padre dell’Ordine di San Domenico mi porta delle lettere, e in esse è altamente raccomandato da persone alle quali, per le questioni giuste e onorevoli conforme alla mia coscienza, mi sembra non debba sottrarmi, così che non potrei rifiutare. Perciò ho pensato di scrivere questa lettera per la maggior gloria divina, soprattutto perché Dio N. S. ha dato a questo Padre (come mi ha riferito) una grazia così grande che la sua grande miseria e desolazione è arrivata alle orecchie di V. Ecc.za. E poiché questo – cioè consolare un’anima molto desolata e afflitta – è un’opera di misericordia di prim’ordine tra le altre che sono spirituali, non posso che intercedere e supplicare umilmente V. E. per essa, soprattutto perché ho una particolare esperienza e quindi conoscenza che V. E. è incline e disposta in ogni cosa a tutte le opere di misericordia in nostro Signore. Inoltre, per non dare l’impressione di intercedere e supplicare per una causa che non sembrava opportuna, giusta e meritoria, e per una certa preoccupazione che potesse essere respinta, ho consultato vari uomini competenti e penitenzieri al di là di ciò che io stesso potevo sentire e discernere in nostro Signore. A tutti loro pare che sia una cosa meritoria e degna di incoraggiamento – specialmente perché il povero uomo è stato imprigionato tre anni per il suo peccato, e ha fatto molte penitenze durante otto o nove anni, e ora viene con il permesso del suo superiore e il parere di uomini competenti del suo Ordine – perché una volta riabilitato gli sia permesso di consolare la sua anima nel sacrificio divino. Inoltre, come è inteso qui a causa dello scandalo sperimentato, non celebrando nella stessa terra dove il crimine è stato commesso, ma in altri luoghi, in pubblico o in segreto, secondo ciò che il suo superiore e l’Ordine giudicherà essere più a gloria di Dio N.S., e a S.S. sarà così molto più facile e più accettabile dispensare e consolare così quest'anima.

CB XIII/5_3 [Epp 71: I, 271-272)








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